Il 30 maggio 1913, un anno dopo la proclamazione della indipendenza albanese, venne siglato a Londra il Trattato di pace. Una pace precaria. 
La Serbia mirava a ottenere finalmente Durazzo, garantendosi uno sbocco sul mare. 
Il Montenegro ambiva al territorio di Scutari, sino al Drin. La Bulgaria pensava di ottenere almeno parzialmente la zona del lago di Ochrida e una porzione del territorio macedone. 
La Grecia, ovviamente, desiderava il possesso dell'Albania meridionale, fino al confine segnato dal fiume Semani. 
Invece, in conclusione, i Turchi uscirono fuori dall'Europa, a eccezione di Costantinopoli, cedendo ai quattro paesi vincitori “i territori del suo Impero sul continente europeo a ovest della linea tirata da Enos sul mare Egeo a Midia sul mar Nero, a eccezione dell'Albania”. Proprio così: a eccezione dell'Albania. 
Ma torniamo per un attimo indietro. 
Il 28 novembre 1912, con la proclamazione dell'indipendenza dell'Albania, furono premiati gli sforzi e le fatiche di tanti uomini valorosi. Uno su tutti, Ismail Kemal Bey Vlora, il padre fondatore della nazione. Ma chi era e da dove veniva Ismail Vlora? Cosa aveva fatto prima di quel fatidico 28 novembre 1912?



Ismail Kemal bey Vlora, un ritratto della pittrice Vera Bloshmi Mellet


Sia la sua nascita che la sua morte sono avvolte nel mistero. Durante il periodo della dittatura comunista, nei testi che lo descrivevano era indicato l’anno 1844 come data di nascita, senza alcun riferimento al giorno e al mese. Era talmente difficile trovare la data certa della sua nascita? Uno storico turco, Negip Alpan, nel suo libro "Gli albanesi nell’Impero Ottomano " su Ismail Bey Vlora scrive: " è nato il 16 ottobre 1846". Ecco svelato il mistero relativo alla mancanza di dati riconducibili alla sua nascita. Il 16 ottobre, giorno di compleanno del dittatore Enver Hoxha, non erano previsti festeggiamenti tranne che per egli stesso. Probabilmente è solo una leggenda, poiché, per la stessa ammissione di Ismail Vlora, la sua data di nascita era il 16 gennaio 1844.[1]
Anche sulla tomba di Ismail Kemal bey Vlora vi si trova segnata come data di nascita “gennaio 1844”. 
Altra confusione, generata dai comunisti, si manifesta con l’attribuzione del nome. Il nome per esteso era Ismail Kemal Bey Vlora. Kemal é un appellativo che nella lingua turca significa “adulto, saggio”, Bey era un titolo di nobiltà - lo possiamo paragonare al titolo inglese sir - Vlora era il cognome. Quasi tutti gli albanesi, per via della propaganda, lo conoscono come Ismail Kemal. L'omissione del cognome si è configurata già con l'autoproclamato re d’Albania, Ahmet Zogu. 
I comunisti non potevano accettare il titolo Ottomano Bey, per il padre della nazione. Il cognome Vlora invece evocava, una delle famiglie più potenti, ricche e patriottiche del Paese. Dopo la seconda guerra mondiale, i discendenti di questa famiglia vennero perseguitati. Il figlio di Ismail Kemal Bey Vlora, fuggì dall'Albania, durante il regno di Zogu, per diverse divergenze con quest’ultimo, e al suo ritorno dopo la guerra, venne arrestato per banali motivi dal regime di Hoxha e morì in carcere. 
Ismail Kemal Bey Vlora, muore il 26 gennaio 1919 a Perugia, nell’hotel Brufani. Il “Saggio di Valona”, si trovava in Italia su invito del Governo italiano e doveva incontrarsi con il Presidente del Consiglio dei ministri Vittorio Emanuele Orlando e con il ministro degli esteri Sidney Sonnino. Incontro che non avvene mai perché il Governo italiano si stava preparando per la conferenza di pace a Parigi[2]. Ismail Kemal Bey Vlora, si trovava in una sorta di prigione dorata all’interno dell’hotel di Perugia. Era un leone in gabbia poichè la sua intenzione era di partecipare alla conferenza di pace di Parigi per difendere la causa albanese. Non ci riuscì perché venne “tradito” dagli italiani, proprio da coloro che nel 1912 furono suoi alleati e sostenitori tra i quali il ministro degli esteri Antonino Paternò Castello, Marchese di San Giuliano. 
Nel febbraio del 1918, ricevette l’incarico da un'assemblea del “Partito Nazionale d'Albania” che aveva avuto luogo due mesi prima a Worcester, nel Massachusetts, con la quale gli venivano conferite le credenziali per rappresentare la colonia albanese negli Stati Uniti, con un mandato ben preciso di garantire la completa indipendenza politica ed economica dell'Albania e, al contempo, di ottenere le necessarie variazioni delle frontiere albanesi, affinché le stesse includessero quelle terre e quelle province abitate quasi esclusivamente dal popolo albanese che, durante gli anni 1912 e 1913, le Conferenze degli Ambasciatori di Londra divisero in modo avventato e ingiusto, attribuendole alla Grecia, alla Serbia e al Montenegro. 
Erano questi i temi che voleva affrontare nell’ambito della conferenza stampa organizzata, il 24 gennaio 1919, nella hall dell’hotel Brufani, nell'impossibilità e, deluso per la sua non partecipazione alla conferenza di pace di Parigi. La conferenza stampa durò appena un paio di minuti, perché l’anziano statista ebbe un malore e si ritirò. Morì due giorni dopo, il 26 gennaio, a causa di un infarto miocardico acuto. Aveva 75 anni. Anche in questo caso, le ipotesi di complotto si sono avvalorate. Molti sostennero che Ismail Vlora fu avvelenato. Senza prove concrete queste teorie rimasero solo tali. 
Ma quale è stato il percorso che portò Ismail Kemal Bey Vlora a Perugia nel 1919? 
Dopo aver proclamato l’indipendenza dell’Albania dall’Impero Ottomano il 28 novembre 1912, Ismail Vlora fu nominato primo ministro in un governo provvisorio. Nonostante i patrioti albanesi si fossero prodigati per eleggere il proprio governo e avessero cercato di stabilire i confini dello stato albanese appena nato, nella totale indifferenza delle Grandi Potenze, di fronte all’invasione e alla devastazione causata dalla Serbia e mentre la Grecia bombardava Valona. Insomma l’Albania era appena nata ma stava rischiando di morire. Fin dall’inizio ottobre 1913 un nuovo fattore si inserì nella politica interna del paese: la Commissione Internazionale di Controllo nonché le commissioni internazionali per la delimitazione delle frontiere, cioè quella per la frontiera nord e nord-est che partì da Scutari per Luma e quella per la frontiera sud e sud-est che cominciò il suo lavoro a Monastir. 
Malgrado le grandi potenze avessero riconosciuto, il 29 luglio 1913, l'indipendenza dell'Albania, con la creazione della Commissione Internazionale di Controllo riuscirono tuttavia a limitare i diritti sovrani dello Stato albanese. Ecco perché Ismail Kemal dichiarava il 21 ottobre: 
Lo scopo dell'Europa non può essere soltanto il nostro bene, però un controllo, per quanto mite ed addolcito possa essere considerato, visto che deriva dall'opinione che ha i mondo circa l'incapacità degli albanesi a governarsi da soli, provoca sentimenti sgradevoli ad ogni albanese che vuole la felicità morale della sua Patria “. 
La Commissione Internazionale di Controllo non riconobbe il governo di Valona come un governo nazionale, ma semplicemente come un’autorità locale sotto il suo controllo. 
Nel dicembre del 1913 dopo la seconda guerra balcanica, che aveva determinato un ulteriore ampliamento territoriale della Grecia e della Serbia, i Giovani Turchi pensarono di stipulare un'alleanza rivendicatrice con Sofia contro Atene e Belgrado decidendo di fare dell'Albania una base militare alle spalle dei loro avversari. Il primo passo per raggiungere questo scopo fu quello di creare le condizioni favorevoli per la nomina di un principe turco sul trono d'Albania. Dato che un principe non era stato ancora scelto dalle grandi potenze, gli emissari dei Giovani Turchi, capeggiati da Beqir Grebene e appoggiati dai loro simpatizzanti albanesi, iniziarono un movimento a favore del principe turco Izet pascià. 
Beqir Grebene entrò in trattativa anche con Ismail Kemal, al quale chiese di partecipare alla realizzazione del piano militare contro la Serbia e la Grecia, offrendo come ricompensa la promessa che, in caso di vittoria turca, sarebbero state restituite all'Albania la Kosova e la Ciamuria. Il capo del Governo di Valona, convinto della serietà dell'impresa turco-bulgara, diede la sua approvazione per l'entrata in Albania di armi e uomini dell'esercito turco, che avrebbero dovuto agire come bande alla frontiera serba, lasciando indefinita la questione del principe turco. 
Ma il progetto fu scoperto dalla Commissione Internazionale di Controllo, Beqir Grebene e i suoi seguaci vennero arrestati. Nel tribunale militare che sedeva a porte chiuse a Valona emersero i legami di Esad pascià Toptani come pure quelli di Ismail Kemal con Beqir Grebene. Gli avversari politici del Governo di Valona sfruttarono l'occasione per screditare Ismail Kemal e i suoi compagni come partecipi di un complotto diretto allo Stato albanese contro la decisione delle grandi potenze che intanto avevano nominato Wilhelm de Wied principe d'Albania. 
Esad pascià Toptani, che nel governo provvisorio ebbe il ruolo di Presidente del Senato albanese, girò subito le spalle a Ismail Kemal, cercando di far cadere il medesimo governo. Fu lui il nemico acerrimo di Ismail Kemal Bey Vlora; nel tribunale militare mobilitò le sue bande tentando più volte di occupare con la forza Elbasan. In queste condizioni, Ismail Kemal decise che era giunto il momento di dare le sue dimissioni e di consegnare il potere alla Commissione Internazionale di Controllo anche se non era ancora arrivato in Albania il Principe di Wied. 



Essad Pascià Toptani, Presidente del Senato albanese nel periodo di transizione antecedente l’arrivo del Principe di Wied. 


Così, il 22 gennaio 1914, il Governo provvisorio di Valona rassegnò le dimissioni, persuaso che “l'unico modo per porre fine al separatismo e all'anarchia nel paese fosse la formazione di un unico governo per l'intera Albania”. 
Ismail Kemal si allontanò dall'Albania, ma continuò anche all'estero i propri sforzi per il bene del paese. Dopo che anche Esad Toptani diede le dimissioni, la Commissione Internazionale di Controllo prese in mano tutto il potere. Ismail Vlora prima va a Barcellona, poi si stabilisce a Nizza, e solo dopo quattro mesi, poco prima dell’inizio della prima guerra mondiale, ritorna in Albania per via della grave crisi che stava passando il re appena insediato. Ismail Kemal rilasciò all'inizio dichiarazioni di lealtà al Principe definendosi anche ottimista sulla possibilità che, “con buono e accorto governo”, si potesse superare la crisi. In un incontro avvenuto il 9 luglio a Durazzo, con un gruppo di notabili, propose al Principe, come via d'uscita dalla crisi, una soluzione cantonale sotto l'autorità della Commissione di Controllo che gli avrebbe lasciato più poteri puramente nominali. Il Principe rifiutò e Ismail Kemal, tornato a Valona, formò un “comitato di salute pubblica” della provincia. 
Con l’inizio della seconda guerra mondiale si stabilì a Parigi. Nonostante fosse in grandi difficoltà economiche poiché aveva una famiglia numerosa, la Francia non solo gli negò un sussidio economico ma lo “invitò” ad andarsene. Il motivo era riconducibile alla presenza di Esat Toptani a Parigi, il nemico giurato di Ismail Vlora. I francesi, così come gli inglesi, avevano puntato proprio su Esat Toptani come interlocutore per la questione albanese nelle decisioni che sarebbero state prese nella Conferenza di pace del 1919. 
Ismail Vlora mentre si stava preparando per partecipare alla Conferenza di pace, ricevette l’invito dall’Italia da parte di Vittorio Emanuele Orlando, così partì alla volta di Perugia convinto di avere ancora una volta l’appoggio degli italiani. Intraprese, così, quello che sarebbe divenuto l’ultimo viaggio della sua vita. 
Ismail Kemal Bey Vlora, completò l’istruzione primaria nella sua città natale. Frequentò la scuola secondaria “Zosimeia” a Janina e si trasferì a Istanbul nel maggio 1860 dove lavorò come traduttore per il Ministero degli Affari Esteri ottomano e successivamente per le amministrazioni distrettuali di Janina (1862-1864) e Bulgaria (1866-ca.1877). 
Come sostenitore del politico riformista turco Midhat Pasha, fu internato in Asia Minore dal 1877 all'inizio del 1884, subito dopo divenne governatore di Bolu. Negli anni successivi svolse le funzioni di governatore di Gallipoli (1890), di Beirut (1891) e di membro del consiglio di Stato alla fine degli anni '90. 
Partì per l'Italia nell'estate del 1900, dove casualmente incontrò, presso l’Hotel de l’Europe, lo statista di origini albanesi Francesco Crispi. Per stessa ammissione di Ismail Kemal Bey Vlora, loro “parlarono in lingua albanese”. Visitò la Francia e il Belgio, qui si incontrò con Faik Bey Konica, proprietario del giornale Albania. 
Ismail Vlora assunse la direzione della pubblicazione e al tempo stesso preparò un breve lavoro sulla guerra di Transival, con lo scopo di spiegare le ragioni della sua partenza da Istambul ed esporre i sentimenti del mondo musulmano nei confronti dell’opera civilizzatrice della Gran Bretagna. 
Le sue relazioni con Faik Bey Konica, non durarono a lungo. Poco dopo si vide costretto a fondare un altro giornale, stampato in lingua albanese, turca e greca, che intitolò le Salut de Albanie. 
Infine visitò l’Inghilterra. Tornò nell'impero ottomano solo dopo la rivoluzione dei giovani turchi nel 1908, quando rappresentò Berat come membro dell'opposizione nel parlamento turco. 
Nella primavera del 1909 partecipò alla controrivoluzione in opposizione ai Giovani Turchi e fondò il partito “Ahrar” (liberale) con lo scopo di decentralizzare l'impero. 
Nel marzo del 1911 la rivolta dei malissori cattolici a Nord di Scutari, aiutati anche da montenegrini e serbi sempre in funzione antiturca, coincise con sparse agitazioni scoppiate nel Sud del paese. 
Gli scontri con le truppe ottomane si fecero accesi e violenti, soprattutto nuovamente in Kossovo. 
A metà maggio i ribelli conquistarono varie città e in giugno manifestarono anche i mirditi cattolici. La repressione ottomana proseguì spietata. 
Ismail Kemal insieme a Luigj Gurakuqi si recò a Cetinje per incontrare i rivoltosi. Diversi capi albanesi, riunitisi in Montenegro attorno a Ismail Kemal, concordarono, nella giornata del 23 giugno 1911, un programma comune contenuto nel “memorandum di Gerche”, il “libro rosso”, un documento di grande significato che, assieme a richieste immediate di amnistia e riparazioni, prefigurava per la prima volta e in modo organico l'autonomia di tutta l'Albania. 



Ismail Kemal bey Vlora insieme a Isa Boletini capo dell’insurrezione dei kosovari contro i turchi.


In giugno la presenza in Kossovo del sultano Mehmet V e le sue idee di apertura non fermarono l'insurrezione. 
Il 29 settembre l’Italia dichiarò guerra alla Turchia. Ismail Kemal bey Vlora, capì che la fine del Impero Ottomano era imminente. Vi era in ballo la sopravvivenza dell’Albania che non doveva soccombere unitamente all’ormai moribondo Impero Ottomano. Era giunto il tempo dell’azione. 
In ottobre scoppiò la prima guerra balcanica. 
Con la disfatta delle armate turche, i vicini ultranazionalisti cominciarono ad attuare i loro piani di annessione a danno dell’Albania. Gli albanesi si prodigarono per difendere, con le armi in pugno, il loro territorio dagli invasori, ma non ebbero la possibilità di arrestare la marcia degli alleati balcanici. L'Albania attraversò momenti molto difficili, tanto più che le grandi potenze confinanti, che in un primo tempo avevano dichiarato di non consentire alcun mutamento allo status quo nei Balcani, verso la fine di ottobre furono costrette ad accettare la necessità di cambiamenti territoriali in favore della quadruplice alleanza balcanica. 
Tuttavia, i patrioti albanesi si adoperarono per avvalersi di queste circostanze e seppero sfruttare con maestria le divergenze esistenti fra le potenze imperialistiche. 
La Triplice Alleanza - Germania, Italia e soprattutto Austria-Ungheria - si opponeva decisamente affinché la Serbia, dietro la quale si celava la Russia, non vantasse l’accesso nell'Adriatico attraverso l’Albania. 
Gli eventi andavano sviluppandosi rapidamente tanto che i patrioti albanesi furono costretti ad agire con energica fermezza. 
In primo luogo occorreva costruire una piattaforma politica da cui avrebbe dovuto emergere il movimento nazionale albanese, in rapporto alle nuove condizioni create dalla prima guerra balcanica. 
Nel paese, fin dalla metà di ottobre, un'iniziativa in tal senso venne presa dall'Associazione Nera della Salvezza (l'organizzazione clandestina patriottica più sviluppata in Albania), la quale decise che il popolo albanese prendesse le armi, non per dar man forte all'occupazione turca nei Balcani, bensì per l'affrancazione e l'unificazione dell'intero territorio albanese. 
All'estero l'iniziativa, per la corrispondente azione politica, l'assunse Ismail Kemal insieme al suo stretto collaboratore Luigi Gurakuqi. Sul finire del mese di ottobre, entrambi lasciarono Istanbul, diretti a Bucarest, dove organizzarono, con i rappresentanti della colonia albanese in Romania, il convegno del 5 novembre. 
Nel frattempo all'interno dell'Albania, i patrioti stavano organizzando collegamenti fra loro con lo scopo di organizzare un convegno nazionale tanto che, all'inizio di novembre, fu costituita a Valona un'apposita commissione alla quale, il 18 novembre, Ismail Kemal spedisce il primo telegramma mettendo in evidenza la necessità di convocare una riunione degli esponenti nazionali, a Durazzo oppure a Valona. 
La Triplice Alleanza (Germania, Italia e Austria-Ungheria) con il suo appoggio assicurò l'avanzata degli eserciti degli alleati balcanici orientati all’estromissione della Turchia dai Balcani e infine dopo l'avvenuta interruzione della continuità territoriale tra l'Albania e Istanbul, indusse Ismail Kemal ed i suoi compagni a stabilire che, nella nuova circostanza determinata dalla guerra, l'unica sola azione favorevole per la questione albanese non fosse più la richiesta dell'autonomia territoriale-amministrativa, ma la proclamazione dell'indipendenza. 
Tale decisione dei patrioti albanesi fu delegata per la prima volta nel mondo attraverso un’intervista che Ismail Kemal concesse, a Trieste, al giornale austriaco “Neue Freie Presse”. 
L'abile diplomatico dichiarò che contava di giungere a Durazzo prima degli occupatori serbi e che immediatamente dopo il suo arrivo sarebbe stata proclamata l'indipendenza dell'Albania con l’obiettivo di costituire un governo provvisorio in modo da mettere l'Europa davanti al fatto compiuto. L'idea della proclamazione di indipendenza e della convocazione di un convegno nazionale aveva conquistato i cuori del popolo albanese, che vedeva finalmente realizzare le proprie secolari aspirazioni. 
Mentre le delegazioni delle varie regioni si stavano dirigendo verso Valona, in questa città, di fronte all'incombente minaccia dell'occupazione serba, un gruppo di cittadini si riunì attorno a Ismail Kemal decidendo di proclamare, senza indugio, l'indipendenza con l'intenzione di porre gli occupanti stranieri davanti al nuovo scenario. 
Così, il 28 novembre 1912, si riunì il Convegno Nazionale e da Valona proclamò l'indipendenza dell'Albania eleggendo un Governo provvisorio presieduto da Ismail Kemal e da un gruppo di 18 anziani che rappresentavano le funzioni di organo di Controllo e di Consiglio di Stato, con a capo Vehbi Dibra. 



L’assemblea di nazionalisti riuniti a Valona che proclamò l'indipendenza della nazione. Al centro Ismail Kemal Bey Vlora.


La creazione dello Stato indipendente albanese si mostrò come la premessa indispensabile per il conseguimento di una riorganizzazione che si fondava su basi più evolute della vita interna del Paese e per un suo più rapido sviluppo economico. 
Il Governo provvisorio di Valona mutò qualche volta durante la sua esistenza i propri membri, ma alla sua testa rimase sempre, fino in fondo, Ismail Kemal, principale organizzatore. 
Tale governo non ebbe buon esito sin dai primi attimi del suo insediamento. La flotta greca, durante i bombardamenti effettuati su Valona, aveva tagliato il cavo di comunicazione che costituiva l’unico canale di collegamento col mondo esterno, così il governo rimase totalmente isolato e privo di cognizione di tutto ciò che accadeva al di là della frontiera. 
Ismail Kemal Bey Vlora, nel marzo 1913, approfittando dell’arrivo dello yacht, battente bandiera britannica, del Duca di Montpensier arrivato a Valona per porre la sua candidatura al trono dell’Albania, partì con lui. 
Il primo aprile sbarcò a Brindisi. Lo scopo del viaggio, affrontato dal primo ministro del neo-stato albanese, fu quello di battersi per l’integrità territoriale dell'Albania presso le potenze e in particolar modo a Londra, dove la Conferenza stava deliberando sull'assetto dei Balcani. 
A Vienna, il Cancelliere von Berchtold, fin dal primo colloquio lasciò intuire quanto fosse esigua la speranza che all'Albania fosse consentito di mantenere la sua integrità territoriale, malgrado i suoi diritti e malgrado gli sforzi sostenuti per liberarsi. 
Per Ismail Kemal fu un duro colpo, ma il peggio doveva ancora venire, poiché il giorno della sua partenza da Parigi con destinazione Londra seppe della resa della città di Scutari ai montenegrini da parte di Essad Pascià Toptani. 
Il disastro, che avvenne proprio mentre la flotta delle sei grandi potenze stava manovrando per obbligare il Re Nicola a terminare l'assedio, mise a repentaglio l'integrità e forse anche la stessa esistenza dell'Albania. 
Il ritorno a Valona avvenne nel giugno 1913. 
Ismail Kemal bey Vlora, talmente vecchio, stanco e scoraggiato si vide costretto a sollecitare le potenze affinché procedessero alla nomina e all'insediamento di un re. 
È il 7 marzo del 1914 quando il principe Guglielmo Federico Enrico di Wied, uomo nel pieno della maturità, che era scelto dalle grandi potenze come re per il trono dell'Albania, mette piede per la prima volta sul suolo albanese, nel porto di Durazzo, ma questa è un'altra storia. 


Elton Varfi 





Bibliografia: 

Ismail Kemal Bey Vlora, Memorie, A cura di Nermin Falaschi. Roma 1978. Noi pubblicisti. 
Albania: un regno per sei mesi, Ferdinando Salleo. Palermo 2000. Sellerio editore. 
Il principe nel groviglio. Beppe Lopez. Zines. 




[1] “Sono nato il 16 gennaio 1844 a Valona, la città albanese dove molti anni dopo io avrei proclamato l’indipendenza della mia patria. Mio padre era Mahmud bey Vlora, mia madre Hedié Hanëm di Argirocastro”.
Ismail Kemal Bey Vlora, Memorie (A cura di Nermin Falaschi - Roma 1978)


[2] La conferenza di pace di Parigi del 1919 fu una conferenza di pace organizzata dai paesi usciti vincitori dalla prima guerra mondiale, impegnati a delineare una nuova situazione geopolitica in Europa e a stilare i trattati di pace con le potenze centrali uscite sconfitte dalla guerra. La conferenza si aprì il 18 gennaio 1919 e durò fino al 21 gennaio 1920, con alcuni intervalli. 

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