di Alberto G.Areddu

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Uomo in mastruca

A lungo abbiamo perlustrato sulla Rete alla ricerca di qualche immagine recente che supportasse l'estratto che qui presentiamo, ma poco oramai si trova di uomini col vecchio costume, forse anche deve esser subentrato un qualche moto di vergogna, per cui tuttalpiù viene tirato fuori per mascherate e carnevalate varie. La mastruca o mastruga, secondo antica parola mai però perfettamente popolare in epoca recente, più agevolmente dai Sardi odierni resa col sinonimo di best'e pedde 'vestito di pelle', è il tipico indumento di una società di pastori, che vivono gran parte dell'anno sui monti, adatta (come le microfibre) non solo per gli inverni ma anche per le estati; essa apparve agli occhi dei Romani come specifico tratto costitutivo di una società "regredita", anche perché al tempo di Tolomeo si vedevano Sardi Pelliti anche a Cornus (che proprio in montagna non era). Ma qui siamo per occuparci della parola; le indicazioni di "sardità" in questo senso ci paiono precise. Vediamo pertanto le fonti, tralasciando, come cosa scontata, quando dicono che i Sardi vestivano genericamente di pellicce:

“Se non riuscì a sedurlo la porpora regale, fu forse la mastruca dei Sardi a trasformarlo? (Cicerone, Pro Scauro xxi)

“Cicerone, nell’atto di sbeffeggiare (i Sardi), a bella posta adoperò la parola mastruca” (Quintiliano, I, 5-8)

Sempre Cicerone si rivolge ai “mastrucatis latrunculis” della Sardegna in De prov. cons. 15

“Mastruga si chiama il saio nella lingua dei Sardi; megalie si chiamano le case nella lingua degli Afri; cateia si chiama il dardo nella lingua dei Persiani (P. Mauro, 284)

“Ad ogni nazione appartiene un certo tipo di indumento che riflette una caratteristica peculiare di ciascuna di queste; …per i Sardi le mastruche” (Isidoro di Siviglia, XIX, 23-1)

“Mastruga è una veste germanica confezionata mediante piccoli pelli di animali: questo è ciò che si può leggere nel libro delle differenze” (Codice Bernese, 83)

Fino ad ora riguardo l’origine della parola -che nel sardo odierno, come detto, pur registrata nei dizionari, non è popolare- si erano fatte diverse ipotesi: chi era propenso per una autentica parola indigena sarda (Terracini e Bertoldi) in ragione del suffisso -uca giudicato però secondo la visuale mediterraneista come "africaneggiante"; chi per un’origine semitica (così il celebre vocabolario latino di Ernout e del Meillet); o ancora chi propendeva per una parola d’origine gallica o germanica (Dottin). La voce viene nuovamente considerata un probabile semitismo, visto che la sua prima apparizione colla forma mastruga, nel Poenulus di Plauto, si accompagna a un’altra parola semitica, rivolta al cartaginese Annone come offesa, a giudizio dello studioso Martino (il quale però non adduce forme su cui poter discutere).

Ma la mia ricerca va per altre plaghe. Osservo infatti che in albanese e nel montenegrino esiste un capo di vestiario detto strugë/a ‘coperta di lana usata come mantello; mantello di lana bianco portato da pastori di bestiame in zone dell’Albania settentrionale’; ‘specie di mantello’; abbiamo strokë ‘giubbetto’ in arbëresht. Non trovo la voce segnalata nei vocabolari etimologici a mia disposizione. Il Meyer, riporta solo un vb. struk ‘mascherarsi’, dubbioso se non sia con italiano stuccarsi; l’Orel accenna a una shtrosë ‘pelle di capra usata come cuscino’ esito dal verbo shtroj ‘distendere’. E’ interessante invece notare come nelle lingue germaniche si trovi l’aggettivo strūga (dell'antico islandese) ‘irsuto, ispido, divenire ispido’ e oggi si abbia l'olandese struik ‘ispido’, imparentati con inglese to struggle ‘combattere’ (secondo il celebre Pokorny).

Per la parte iniziale della nostra parola, non si può non richiamare l'attenzione sulla base indoeuropea: *moiso-s/maiso-s ‘pecora, pelle, otre di pelle di pecora, sacca’, tra i cui esiti segnaliamo l'antico bulgaro mĕchъ ‘otre’, il russo mĕch ‘pelle, otre, sacca’. La nostra mastruga risalirà quindi verosimilmente a un chiaro sintagma nominale indoeuropeo: *maisa struga ‘pelle ispida, pelliccia irsuta’. Ma davvero può esser stata una parola indigena sarda? Potrebbe esser stato un germanismo che gli autori latini hanno usato anche per gli impellicciati sardi? A questa ipotesi vanno opposti due fatti: all’epoca di Plauto i Germani non erano così ben conosciuti come lo sarebbero divenuti dopo (nell’epoca di Mario, ad es.) e d’altra parte il riferimento ai Punici in Plauto è chiaro, segno che dalle contrade di Sardegna, forse anche per una penetrazione della parola nel punico locale la parola deve essersi diffusa nel latino; cercando poi nelle lingue germaniche non ho trovato nulla su una eventuale sostantivazione di struga. La conclusione da trarsi è che molto probabilmente la voce, sotto forma di aggettivo, è entrata in prestito dal protogermanico (ché pelli i Germani usavano per ricoprirsi) nell’illirico ma poi è andata sostantivandosi, formando in un rivolo anche sintagma con *masio, e un’originaria *masa struga ‘pelle/pelliccia irsuta’ (< maisa struga, con -ai- > a dell’illirico, vs. lituano máišas, máiše) per aplologia: *mas(ë) struga, è giunta nell’Egeo e da qui in Sardegna a denominare l’indumento usato dagli indigeni cavernicoli, che l’avrebbero però poi trasmesso (visti anche i benefici effetti: fresco d’estate e caldo d’inverno) agli Illiri (si noti come le élites militari rappresentate nelle statuette nuragiche non indossino mai questo indumento, ma solo una mantellina), come nemesi storica, o forse, per meglio dire, preistorica.

bibliografia utilizzata:

Giordano E., Fjalor i arbëreshvet t’Italisë, Bari 1963

Leka F.-Simoni Z., Dizionario albanese italiano. Fjalor shqip italisht, Tiranë 1996-1998

Dottin G., La langue gauloise. Grammaire, textes et glossaire, Paris 1918

ERNOUT A. - A. MEILLET, Dictionnaire étymologique de la langue latine, Paris 1967

Bertoldi V. “Sardo-punica” in La Parola del Passato ii (1947)

Meyer G., Etymologisches Wörterbuch der Albanesischen Sprache, Strassburg 1891

Perra M., ΣΑΡΔΩ Sardinia Sardegna, III voll. Oristano 1997

Martino P., “Il problema dei semitismi antichi nel latino” in L’Italia e il mondo antico. Atti del Conv. della SIG (a cura di A. Landi) Pisa 1995

Newmark L., Albanian English Dictionary, Oxford 1999

Orel V., Albanian Etymological Dictionary, Leiden-Boston-Köln, 1998

Pokorny J., Indogermanisches Etymologisches Wörterbuch, 1959

Hubschmid J., Schläuche und Fasser, Bern 1955 (RH, vol. 54)

Gamkrelidze Th. V. - Ivanov Vj- V., Indo-European and the Indo-Europeans, Berlin- New York 1995, II voll.

Fonte: Sardo-Illirica

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