-Prima parte-

A Tarquinia tra il verde dei prati, tra colline soavemente ondeggianti e rese suggestive da ulivi secolari e fiorellini variopinti, si trovano numerose tombe etrusche.

Si usa dire “muto come una tomba”. Al contrario, quelle tombe sono loquaci, non solo dove il pensiero è stato fissato con un commento epigrafico, ma perfino quelle tombe dove un emblema sostituisce la parola. Un fiore, un disegno geometrico, un cielo stellato, un animale, esprimono quel simbolo che rappresenta l’idea e stimola il pensiero.

Una delle più interessanti tombe di Tarquinia, sia per quanto riguarda la ricca paleografia, sia per l’insieme degli emblemi floreali che con la loro eloquenza pittorica destano stupore ed emozione, è la tomba di VANTH (in albanese vend è il luogo per eccellenza, cioè patria).

Per cominciare, leggiamo e interpretiamo questa interessante iscrizione:

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Pelasgo-Etrusco

Albanese

Italiano

     

FEL

Fal

Offerto

ANI

Ana

Da parte

NAS

Nash

Di noi

FE

Me fe

Con fede

LUS

Lus

Prego

CLAN

Klanve

Ai familiari

AI

Ai

Egli

I AFRS

I afërt

Vicino

IU RU

Iu ru

Si conservò

XXII

22?

22 anni?

Due caratteristiche distinguono questa bella dedica all’amato scomparso.

La voce (ME) RU in albanese significa conservare. RUNE sono “cose ben conservate”, ed è noto che le rune sono iscrizioni incise prevalentemente su legno in Germania, Norvegia, Islanda, Svezia, Scozia, Danimarca, Romania, Bosnia e altrove con caratteri simili a quelli etruschi. Pochi sono gli esemplari rimasti, a causa della deperibilità del legno. Sulle rune riferisce anche lo storico romano Publio Cornelio Tacito nella sua opera “Germania”.

Una particolarità di questa tomba eccezionale è che accanto alla dea alata Vend (VANTH), tenuta in grande considerazione dagli etruschi per la sua missione di accompagnatrice dei defunti meritevoli al paradiso degli eroi, appare ora anche il dio alato Kahrun (KHARUN) e cioè kah = verso, run = conservazione, vale a dire verso l’infinito, l’eternità.

Brano tratto dal libro L’etrusco lingua viva dell’autrice Nermin Vlora Falaschi

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