Albania, il regno più giovane d’Europa (3)
di Melville Chater
Per la rivista National Geographic, febbraio 1931
Terza parte
Link seconda parte
L'acqua è preziosa in Albania
Due giorni dopo, siamo arrivati a Berat e ad Elbasan. Guardavamo le montagne che, in lontananza, formavano una catena infinita di verde. La vallata si allargava e in essa scorrevano due piccoli fiumi, creando una sensazione di freschezza. L'acqua in Albania è preziosa, perché questo paese ha soltanto due fiumi che forniscono l'acqua potabile, ma nelle stagioni di siccità questi due fiumi sono quasi secchi. Le cascate di acqua scendono inarrestabili in inverno ma sono asciutte in estate: il problema dell'acqua potabile, in questo piccolo regno, si potrebbe risolvere con la costruzione di laghi artificiali, il che sarebbe veramente una benedizione di Dio.
Ponte sul fiume Osum, Berat (foto: Franz Bespaletz).
Continuando il nostro viaggio, dopo aver attraversato un altro fiume, abbiamo visto un giovane che ci ha fatto segno di fermarci. Senza nessuna buona maniera ed educazione, ci ha chiesto di dargli un passaggio fino a Berat, che distava quattro ore da lì. “Perché?” gli abbiamo domandato noi, sapendo che lui poteva arrivare a Berat completamente gratis con uno dei carri che passavano da quelle parti. “Perché?!” ha replicato stupito lui, e poi ha risposto: “Perché io sono figlio di bey, ecco perché!” Nick Carter gli ha detto qualcosa e poi è ripartito in quarta. Più tardi ci ha spiegato, ridendo: “Ho detto a quel “furbo” che voi siete il figlio del presidente degli Stati Uniti.” Questo è stato il nostro primo contatto con una società primitiva, ancora dominata da potenti feudatari, società, questa, che era sopravvissuta da secoli in Albania. Secondo la politica perseguita in questo paese, la Sublime Porta distribuiva titoli ai feudatari indigeni, facendoli diventare bey e pashà e regalando loro terre che venivano ereditate da generazione in generazione, come ringraziamento per il loro contributo militare all'impero ottomano. La società feudale in Albania, come in molti altri paesi balcanici, ebbe fine, sì, ma con molti strascichi. Sia Berat, che si trova sotto le falde della montagna di Tomor, sia Elbasan, quando li vedi per la prima volta, ti colpiscono per gli alti minareti delle moschee, non per le ciminiere delle fabbriche. La maggior parte della popolazione è dedita all'agricoltura; ogni famiglia si dedica alla pulizia delle pelli degli animali o alla lavorazione della lana. Sarebbe un fatto molto significativo se al centro della città ci fosse un monumento celebrativo per ricordare Dhaskal Todri di Elbasan. I primi tentativi di creare la scrittura in lingua albanese si devono al lavoro e alla perseveranza di alcuni monaci e chierici, i quali cercarono di tradurre in albanese i Vangeli. Ma il loro lavoro non ebbe un grande successo, come ebbe successo invece l'opera di Dhaskal Todri, una persona saggia, che non si fermava se prima non aveva raggiunto il suo scopo. Quando seppe di una strana invenzione che alcuni attribuivano al Signore, altri al diavolo, andò fino a Venezia per verificare di persona l'attendibilità di queste voci. Al ritorno dal viaggio, i suoi bagagli consistevano soltanto in alcune casse piene di... Che cosa c'era, di tanto prezioso, che Todri conservava con tanto fanatismo? “Oro!” mormoravano sottovoce coloro che lo accompagnavano con i muli. E così uccisero Todri per mettere mano sul suo “tesoro”. Quando aprirono le casse, notarono, con grande sorpresa, migliaia di pezzi di metallo dalle forme più strane. Dovevano essere opera del diavolo, quei piccoli oggetti senza senso! Un patto con il diavolo! Terrorizzati, gli accompagnatori lasciarono il maestro morto sulle sue lettere tipografiche. Ed è così che la tipografia è stata introdotta in Albania.
Un fiume divide le due tribù dell'Albania in gheghi e toschi
Per andare da Elbasan a Durazzo abbiamo dovuto seguire il corso del fiume Shkumbin, che divide gli albanesi in gheghi a nord e toschi a sud. Strabone ha scritto che gli Illiri e gli Epiroti vivevano a nord e a sud del corso del fiume Shkumbin.
Strada sulla costa di Valona.
Nelle zone più interne, è tangibile il cambiamento nel dialetto degli abitanti. I cambiamenti non sono causati da qualche conflitto fra le due tribù, ma semplicemente dalla geografia del posto, la quale ha un ruolo fondamentale sulla diversità degli stili di vita. Il confine tra i due gruppi, secondo Strabone, era dato dalla via Egnatia. Questa antica via, costruita dai Romani, che doveva servire loro per arrivare in Asia Minore, era la stessa via che abbiamo seguito noi con la nostra macchina per giungere a Durazzo, in riva al mare. Molti Illiri, guardando passare davanti ai loro occhi le maestose legioni romane, decisero a partecipare alle campagne militari di Roma, diventando così una forza enorme nelle guardie pretoriane. Una di loro, che si chiamava Diocleziano, non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe stato lui a mettersi sul capo gli allori degli imperatori di Roma. Un altro, mentre osservava le legioni passare davanti ai suoi occhi, gridava con entusiasmo: “Ecco dove sono: stanno arrivando!” Lui desiderava diventare un grande guerriero: era Costantino il Grande. Mura ciclopiche sono state rinvenute vicino ad Argirocastro; resti di statue di stile greco sono stati trovati a Himara, Apollonia, Saranda ecc. Ma il mito dell'impero romano, dai tempi dei senatori dell'imperatore Tiberio, che venivano a passare le vacanze a Durazzo per riposare, descrivendola nelle loro lettere come “le nuove province illiriche”, continua a rimanere nel sottosuolo, nascosto in profondità sotto le rovine della via Egnatia, facendo ogni tanto qualche comparsa come per incantare con le sue meraviglie ancora non scoperte.
Operai al porto di Valona (foto: Alice Schalek).
I pettegolezzi degli artigiani corrono veloci
Andando verso Durazzo, ci siamo fermati per pranzare all'ombra di un grande fico, presso il quale si trovava anche un uomo anziano con una lunga barba bianca. Ci siamo accorti, però, che c'era tanta polvere; allora, abbiamo raccolto le nostre cose e ci siamo spostati a cercare un posto migliore per pranzare. Andandomene, mi sono accorto che l'uomo anziano, che fino a quel momento stava pregando sottovoce, ha smesso per un attimo, osservandoci stupito. In un paese dove si trovano grandi bazar frequentati da molta gente, le novità corrono rapide. La mattina successiva, a Durazzo, abbiamo ascoltato il racconto di un uomo anziano: “Stavo sdraiato a riposare all'ombra di un fico, fratelli miei. Tutto ad un tratto, arriva una macchina con persone che, dalla parlata, sembravano americani. Scendono dalla macchina, si siedono e tirano fuori il cibo dalle loro borse: formaggio, carne fredda, uova, sarde salate, frutta a volontà; insomma, tutto il ben di Dio. Visto che era l'ora della preghiera, mi sono fatto da parte e mi sono messo a pregare. Giuro su questa pietra che non sono passati nemmeno tre minuti che questi viaggiatori americani avevano mangiato tutto il loro cibo e se ne stavano andando. Sarebbe questo il tipo di pasto che gli americani chiamano fast-food?”
Link quarta parte
Traduzione dall’albanese di Elton Varfi
Link versione albanese: Shqipëria, Mbretëria më e re e Evropës (3)
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RispondiEliminavacanze a durazzo