Albanese e greco
Storia di un antico legame

Simone Emanuele Fiume

Circa 5.000 anni fa, un popolo proveniente dalle steppe dell'odierna Russia giunse in Europa. Oggi li chiamiamo "Indoeuropei" poiché, in seguito alle loro migrazioni, il loro insediamento si estese su tutto il continente europeo, sull'altopiano iranico e sulla parte settentrionale del subcontinente indiano. Molte furono le lingue che si svilupparono da queste popolazioni, molte delle quali cambiarono il mondo in modo irreversibile: il sanscrito con i Veda, il greco antico con la filosofia e la scienza, il latino con l'impero romano, i celti con le loro tradizioni caratteristiche, e l'elenco potrebbe continuare quasi all'infinito. Tuttavia, la mia attenzione si è concentrata su una lingua di cui si conosce sorprendentemente poco, sebbene, secondo vari studi, sia una delle lingue indoeuropee più arcaiche ancora parlate: sto parlando dell'albanese, il cui nome nativo è “gjuha shqipe”, parlato da circa 7.267.000 persone in totale.

La mappa della diffusione della lingua albanese e dei suoi dialetti
Questa mappa mostra le aree in cui si parla la lingua albanese, includendo i principali dialetti gheghi e toschi, così come le varianti storiche e diasporiche come l’arbëresh, l’arvanita e il dialetto çam. Viene inoltre evidenziata la suddivisione tra i vari rami del ghego (NW, NE, C, S Gheg), le zone di transizione e il tosch (N, S Tosk), a testimonianza della ricchezza e continuità della lingua albanese nei Balcani e oltre.

La lingua albanese si divide in due principali dialetti: il tosco, parlato a sud, e il ghego, parlato a nord e in Kosovo. Esistono inoltre varietà nate dalle emigrazioni diasporiche, come l'arvanita, parlato dagli albanesi trasferitisi in Grecia, e l'arbëreshë, risalente alle migrazioni albanesi del XVI secolo verso l'Italia meridionale, a seguito della conquista ottomana dei Balcani. Il toponimo "Albania" deriva da "Arberia," composto da "Ar" (terra) e "Ber" (lavorare), significando quindi "coloro che lavorano la terra." Oggi il nome ufficiale dello stato albanese è Shqipëria, che deriva da shqipe (aquila), animale considerato sacro in tempi antichi. Questi popoli balcanici erano già conosciuti dagli antichi greci come “Ἀλβανοί” (Albanoi), citati dallo storico greco Polibio come popolazione indigena dell'odierna Albania centrale, tra i fiumi Mat e Shkumbin. Si tratta dunque di una lingua molto antica, e l'obiettivo della mia ricerca è scoprire i suoi legami con il greco, condividendo non solo un'origine indoeuropea comune, ma qualcosa di più.
Una prima somiglianza si trova nell'uso comune della "T-" per indicare l'aggettivo possessivo di terza persona singolare sia in albanese che in greco, mentre nella maggior parte delle altre lingue indoeuropee assume un significato legato alla seconda persona singolare.
• Albanese: Qeni i tij = il suo cane
• Greco moderno: O σκυλί του (o skili tou) = il suo cane

Confrontiamo ora con altre lingue indoeuropee, dove "t-" esprime il possessivo di seconda persona singolare:
• Italiano (romanzo): Il tuo cane
• Russo (slavo): Твоя собака (Tvoya Sobaka)
• Gujarati (indoario): તમારો કૂતરો (Tamaro Kutaro)

Anche il pronome personale "loro" è molto simile tra albanese e greco:
• Albanese: Ata (maschile), Ato (femminile)
• Greco moderno: αυτοί (aftì, maschile), αυτές (aftès, femminile)
• Neutro: Αυτά (aftà), simile ad Ata (albanese).

L'albanese è una lingua antichissima, secondo ricerche scientifiche risale a circa 6.000 anni fa, subendo solo alcuni cambiamenti (principalmente prestiti linguistici dal latino e dall'italiano). La sua antichità fa sì che conservi elementi tipici delle lingue "morte" come il latino o il greco antico, tra cui:
• Cinque casi grammaticali (nominativo, genitivo, accusativo, dativo, ablativo).
• Due tempi verbali speciali ormai estinti nella maggior parte delle lingue indoeuropee: l'ammirativo e l'ottativo.
Alcuni esempi di somiglianze tra albanese e greco antico:

Albanese   Greco Antico  Italiano

drapër δράπανον (dràpanon) falce

bletë μέλιττα (mélitta) ape

kumbull κοκκύμελον (kokkymelon) prugna

lakër λάχανον (làkhanon) ortaggio

lyej ἔλαιον (élaion) olio

mokër μαχανά (makhanà) macchina

pëllëmbë    παλάμα (palàma) palmo

punë πόνος (pònos) lavoro (alb), fatica (gre)

dhe ιδε (ide) e (congiunzione)

pjepër πέπον melone

trumzë θύμβρα timo

pellg πέλαγος stagno (alb), mare aperto (gre)

ujë υδορ acqua

iki ἵκω andarsene (alb), raggiungere (gre)

duket δοκή sembrare (alb), visione (gre)


Poiché l'albanese standard si basa sul dialetto tosk, che tende a trasformare "-N" in "-R", per comprendere meglio quanto siano vicine queste parole basta leggere "-n" al posto di "-r", come avviene nel dialetto ghego (ad esempio drapën invece di drapër, e così via).

Secondo Huld (1986), ci sono parole che derivano dall’antica lingua macedone:

Albanese An. Macedone Italiano

llërë Ωλένα (olèna) gomito

mëllagë Μαλάχα (malàkha) malva

maraj Μαράθριον (maràthrion) finocchio


In greco, la parola "κακός" (kakòs, cattivo) è molto simile all'albanese "keq," che significa "male".
Il miglior amico dell'uomo, il cane, in greco antico è "Κύων" (kyòn), mentre in albanese è "qen." (nota anche come in greco moderno "cane" sia "σκύλος", che condivide la stessa radice della parola albanese per volpe, "skile").
Il colore "rosso" in albanese è "kuq," mentre in greco è "Κόκκινο" (kòkkino).
È evidente che vi sono numerosi cambiamenti fonetici nella lingua albanese rispetto al greco, in particolare il passaggio dalla occlusiva velare sorda /k/ all'affricata postalveolare sorda /ʧ/.
La preposizione semplice "con" in greco moderno è "με" (risultato di una contrazione sillabica di "μετά") e in albanese è "me," identica.
Esistono persino alcune somiglianze con l'antico frigio, in cui la parola "pane" è tradotta come "bekos" e in albanese come "bukë".
Hyllested e Joseph (2022) identificano il ramo indoeuropeo greco-frigio come quello più vicino a quello albanese-messapico. Questi due rami formano un raggruppamento areale, spesso chiamato "indoeuropeo balcanico", insieme all'armeno.
A questo gruppo appartengono il greco, l'armeno, il frigio, lingue frammentariamente attestate come l’antico macedone, il trace e l’illirico, da cui discendono l’albanese e il messapico dell'Italia meridionale, relativamente ben documentato.
Proseguendo con le somiglianze tra l'albanese e il greco moderno, entrambe le lingue esprimono i nomi propri di persona con un articolo determinativo coniugato per genere:
• ALB: Pjetri shkon në shkollë.
• GRE: Ο Πέτρος πηγαίνει σχολείο. (O Pétros piyeni skholio).
Entrambe le frasi significano letteralmente "Il Pietro va a scuola."
Sia in albanese che in greco l'aggettivo possessivo si colloca dopo il nome e non tra l'articolo e il nome (come in italiano), né prima del nome senza articolo (come in inglese, spagnolo, francese, ecc.). Vediamo un esempio:
• ALB: Qeni yt leh.
• GRE: Ο σκύλος σου γαβγίζει. (O skýlos sou gavghízei).
Analogamente al latino ager ("campo"), la parola indoeuropea h₂éǵros si è evoluta in αγρός (agròs) in greco, mantenendo lo stesso significato del latino, e in egër in albanese, con il significato di "selvaggio."
In greco, "cantare" è Τραγουδάω (tragudào), e ha la stessa origine della parola albanese tregoj, che significa "mostrare."
La parola "lingua" nell'albanese medievale, in arbëreshë e in arvanita è gluha (nell'albanese standard moderno, "gl" è evoluto in una occlusiva palatale sonora, diventando gjuha), condividendo la stessa origine non chiara del greco γλώσσα (glòssa).
Un'ulteriore somiglianza si riscontra nel modo in cui i grecofoni e albanofoni esprimono il verbo "dovere". Entrambe le lingue utilizzano il verbo coniugato alla terza persona singolare. Vediamo alcuni esempi:
• GRE: Πρέπει να πάω σχολείο. (Prépei na pào skholìo) = Devo andare a scuola.
• ALB: Duhet të shkoj në shkollë. = Devo andare a scuola.
Come visto finora, esistono numerose somiglianze tra queste due fantastiche e antiche lingue. Tuttavia, lo scopo di questa ricerca non è semplicemente elencare parole con una radice comune o similitudini grammaticali.
Queste somiglianze non sono, come alcuni sostengono, dovute solo alla vicinanza geografica o a conquiste territoriali che avrebbero causato scambi culturali e linguistici tra i due popoli; altrimenti avremmo un rapporto linguistico simile a quello tra il tedesco e l'italiano.
Per esprimere la negazione di un verbo, in albanese si usa nuk, ad esempio:
• Nuk e dua (Non lo voglio),
che è strettamente collegato all'antico greco οὐκ (ook), da cui deriva l'attuale όχι (òchi), che significa "no."
Inoltre, entrambe le lingue usano una forma alternativa per certi tempi verbali, come l'imperativo:
• In albanese: Mos shiko! (Non guardare!)
• In greco: Μην κοιτάς! (Min kitàs).
Nel dialetto di Malësia, notoriamente il più conservativo a livello lessicale, esiste la parola "poj" (che in albanese tosk diventa "mbaj"), che significa "prendere" e deriva dalla stessa radice del verbo greco "Παίρνω" (pèrno), che significa "portare."
Alcuni prestiti dal latino nella lingua albanese si sono evoluti in modo simile ai cambiamenti fonetici del greco moderno; ad esempio, dal latino "causa" (che significava "cosa") abbiamo oggi in albanese "kafshë", con la dittongazione "vocale+u+consonante" trasformata in "vocale+f/v+consonante," proprio come avviene in greco. Un altro caso di questo cambiamento fonetico si trova nel nome di una città del sud Italia dove è presente una comunità arbëreshe: Chieuti, che in lingua arbëreshe è chiamata Qefti.
Entrambe le lingue conservano alcune consonanti tipiche del protoindoeuropeo (PIE) che sono scomparse nella maggior parte delle altre lingue indoeuropee:
• La fricativa dentale sonora "ð" (esempi: albanese "Edhe", greco "Δάφνη").
• La fricativa dentale sorda non sibilante "θ" (esempi: albanese "Them", greco "θάλασσα").
La lingua albanese conserva anche la vocale anteriore chiusa arrotondata "y", che era presente anche nel greco antico nella lettera Υ.
In albanese, la sorgente d’acqua si chiama "krua" (dal proto-albanese "Kron") e in greco antico "κρήνη" (krène).
La parola "paura" in albanese è "frikë", mentre in greco antico è φρίκη (phríkē, "brivido, tremito").
L'ipotesi di un prestito dal greco bizantino φρίκη (phrìki) appare poco plausibile, poiché una velare seguita da una vocale anteriore sarebbe stata palatalizzata.
La parola "donna" in albanese è "grua", in greco antico per indicare una donna anziana: "γραῦς" (graus).
Numerose evidenze suggeriscono una reale vicinanza genetica tra albanesi e greci, comprovata anche dalla presenza dell'aplogruppo E-V13 in Albania, Kosovo, minoranze albanesi della Macedonia del Nord, Epiro, Grecia centrale, Attica, Peloponneso e isole dell'Egeo. La diffusione in queste zone non è dovuta come credono alcuni alle migrazioni della diaspora albanese. Perché condividerebbero lo stesso aplogruppo?

Esistono molte possibili spiegazioni. Innanzitutto, è molto probabile che gli albanesi discendano dalle tribù illiriche meridionali stanziate in Epiro, in particolare dai Taulanti. Molti bulgari e nordmacedoni condividono l'aplogruppo E-V13 a causa dell'influenza dei traci antichi, quindi è altamente probabile che questo aplogruppo sia stato portato nella penisola balcanica dai Pelasgi. Lo stesso etnonimo "pelasgi" potrebbe testimoniare che sia i greci sia gli albanesi discendono da questa misteriosa e affascinante popolazione antica. Infatti, in entrambe le lingue esiste una parola che potrebbe essere l’origine etimologica di “pelasgo”:
• In albanese "pellg", che significa "stagno"
• In greco "πέλαγος" (pélagos), che significa "mare."
Beekes suggerisce che queste parole abbiano un'origine non indoeuropea, e ciò potrebbe essere collegato ai Popoli del Mare menzionati nei documenti egizi.
Come osservato da Kroonen, esistono termini agricoli condivisi solo tra l'albanese e il greco, come h₂(e)lbʰ-it- ("orzo") e spor-eh₂- ("seme"), che si sono formati a partire da radici proto-indoeuropee originariamente non agricole, attraverso cambiamenti semantici per adattarle all'agricoltura. Poiché questi termini sono limitati esclusivamente ad albanese e greco, si possono far risalire con certezza solo al loro ultimo antenato indoeuropeo comune, e non direttamente al proto-indoeuropeo.
È anche probabile che queste due parole derivino da antiche radici pelasgiche, dal momento che non sono condivise da altre lingue indoeuropee e non sappiamo praticamente nulla sulla lingua pelasgica, o sulle eventuali lingue pelasgiche, che potrebbero aver influenzato sia l'albanese che il greco.
Abbiamo già visto come vi siano molti prestiti lessicali tra il greco antico e il proto-albanese, dovuti ai contatti tra i Dori e le tribù illiriche dell'Epiro.
Krzysztof Tomasz Witczak, nel suo studio "The earliest loanwords in Greek" del 2016, ha sottolineato che questi prestiti potrebbero essere iniziati già nel VII secolo a.C. L'etnonimo "Dori" resta incerto. Sappiamo soltanto che, secondo la mitologia greca, tutti i dori discendono da Doro, figlio di Elleno e Orseide.
È plausibile ipotizzare che "Doro" derivi dalla stessa radice della parola albanese "dorë" (mano), dato che i dori erano noti come grandi guerrieri, dunque nel senso di "mano abile".
Lo studio condotto da Marty Litchfield West, studioso di Oxford e membro della British Academy, ha sostenuto nel 2007 che il sito religioso di Dodona, citato nell'Iliade di Omero, fosse un'istituzione illirica e che la dea Demetra avesse un'etimologia collegata all'albanese "Dhe" (terra) e "Motër" (sorella o, in forma arcaica, "madre").
Questo non è l'unico caso: infatti, alcune divinità greche presentano un nome che può essere spiegato solo attraverso l'albanese e non tramite il greco.
Ad esempio:
• Afrodite può essere spiegata come "afër dita", cioè "vicina al giorno," proprio come il pianeta Venere, che i Romani associavano ad Afrodite.
• Themis potrebbe provenire da "them", "io dico," coerente con il suo ruolo di dea della giustizia.
• La ninfa marina Teti potrebbe essere collegata al termine albanese "Deti", che significa "mare."
Considerando le parole del cosiddetto “sostrato balcanico” non indoeuropeo in comune tra greco e albanese, è persino possibile tentare una ricostruzione approssimativa di alcune parole della cosiddetta lingua pelasgica. Ad esempio, la parola albanese "bërrakë" è collegata al greco βράγος (vrágos, "banchi sabbiosi"). Jokl sostiene che il termine venga dall'antico tema balcanico bar- presente nei nomi di fiumi.
"Darkë" (cena) è collegato al greco antico δόρπον (dórpon, "cena; sera"). Secondo Alexander Lubotsky e Michiel de Vaan, la distribuzione del termine suggerisce fortemente una radice comune paleo-balcanica.

Altri esempi:
• hudhra (aglio) e greco σκόρδο (skórdo, "aglio");
• jetë (vita) e ἐτεός (eteós, "vero, reale");
• leh (abbaiare) e greco antico λάσκω (láskō, "gridare, ruggire");
• prefisso palo- (che indica "vecchio, malridotto") e greco antico φαῦλος (phaulos, stesso significato);
• shegë (melograno) e greco antico κυσήγη (kysége, stesso significato);
• vogël (piccolo) e greco dorico βάδιος (bádios, stesso significato);
• ballë (cavallo con una macchia bianca sulla fronte) e βαλιός (valiòs, "maculato");
• leg (bagnato) e λάταξ (làtax, stesso significato);
• thupër (rametto) e σιβύνη (sivýne, "punta acuminata");
• djep (culla) e δέπας (dépas, "coppa, recipiente");
• gjuhë (lingua) e γλῶσσα (glòssa, stesso significato);
• lëpjetë (bieta selvatica) e λάπαθον (làpathon, stesso significato);
• presh (porro) e πράσον (pràson, stesso significato);

Tutte queste parole hanno un etimo non indoeuropeo e ciò rende ancora più probabile la comune origine pelasgica.
Altre evidenze linguistiche di un antenato comune più stretto tra le due lingue sono fornite da antiche innovazioni strutturali condivise e da fenomeni di convergenza fonologica, come:
• l'emergere della vocale anteriore chiusa arrotondata /y/ (documentato nel greco attico e nella koinè);
• la comparsa delle fricative dentali;
• la sonorizzazione delle occlusive sorde dopo consonanti nasali.

L’autore



Simone Emanuele Fiume, classe 2003, è uno studente della Facoltà di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi Roma Tre.
Guidato da una grande passione per la linguistica e la storia antica, nel tempo libero si dedica a ricerche in questi ambiti e all'apprendimento di nuove lingue.



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