Chetta
Ideali nazionali e linguistica: la ricostruzione dell’albanese
Un caso interessante riguarda la relazione che collega gli studi linguistici degli autori italo albanesi e la formazione degli ideali nazionali. In particolare, il collegamento fra lingua dei Pelasgi, greco e latino sarà ampiamente utilizzato dagli autori arbëreshë per provare l’antichità e l’autonomia dell’albanese. I legami e le corrispondenze col greco e col latino sancirebbero anzi una nobiltà e un’importanza non minori rispetto a queste due lingue. Fra i principali studiosi che misero a punto lo schema interpretativo della storia linguistica e culturale degli albanesi che ispirò gli intellettuali della Rilindja, è il Chetta, che nel Tesoro di notizie su dè macedoni (Chetta 2002[1777]) ricostruisce la storia e l’identità degli albanesi attraverso una comparazione fra costumi, gli usi, la religione e la lingua degli albanesi e delle popolazioni (i macedoni) che considerava loro progenitori. Per quando riguarda la lingua, gli indizi e gli elementi che vengono esaminati mirano ricostruire l’origine dell’albanese come una lingua nettamente separata dal greco e dal latino.
Forti implicazioni ideologiche affiorano anche negli scritti degli studiosi italo albanesi dell’Ottocento, nei quali gli ideali nazionali influenzano in maniera decisiva la trattazione e l’interpretazione dei fatti linguistici. Infatti essi mirano a attribuire un’identità storico-linguistica all’albanese, a dimostrare l’originaria indipendenza e nobiltà e a stabilire attraverso le prove linguistiche l’autoctonia e l’antichità della lingua e quindi del popolo albanese. Anche una questione di ordine pratico come quella della scelta della grafia è funzionale alle esigenze di una politica linguistica nazionale. Gli autori arbëreshë continuano ad utilizzare metodi di analisi e teorie che appartengono alla tradizione illuminista, come il rapporto fra genio della lingua e genio della nazione e alla tradizione vichiana. Ad esempio in Dorsa (1862) (cfr. Solano 1975) i richiami alla letteratura scientifica sull’albanese (sono citati Hahn, Bopp, Fallemayer, Stier) si combinano appunto con l’eredità di Vico e degli autori settecenteschi.
[…] far risaltare l’antichità antiomerica dell’idioma albanese, mettendolo in comparazione col greco e latino primitivi. Le autorità dei dotti e in special modo di Malte-Brun, Court de Gèbelin, Mazocchi, ci guideranno per seguire alcun altro punto di affinità con gli altri idiomi indeuropei, e anche semitici derivati pure in origine da una madre comune. Seguiremo lo svolgimento delle parole guidati dalle stesse leggi onde si svolgono le idee, e invocando da maestro il Vico […] forse ci sarà dato di tracciare in qualche modo una storia ideale della lingua albanese […] (pp.8-10)
La pressione delle idealità nazionali e l’illustrazione di una specificità linguistica e culturale è preminente in Sugli albanesi. Ricerche e pensieri e in Studi etimologici della lingua albanese di Dorsa (Dorsa 1847 e 1862). La grande incertezza metodologica e l’anacronismo di procedure etimologiche di stampo vichiano e gèbeliniano lasciano emergere un intento di natura culturale e politica coerente con gli ideali romantici coevi. Riprendendo la teoria per cui l’albanese continuerebbe la lingua pelasgica, la Dorsa cerca comunque di provare un legame genealogico particolare dell’albanese col greco antico e le lingue italiche. Anche altri autori italo albanesi sostennero questa connessione, e in particolare De Rada (De Rada 1893). D’altra parte l’idea che la lingua pelasgica fosse una sorta si sostrato di delle antiche lingue della Grecia e dell’Italia e che fosse il collegamento con il persiano era diffusa nella linguistica pre-ascoliana, e compare ad esempio anche in Cattaneo (1841). Una stessa impostazione caratterizza nel complesso il Saggio di grammatologia comparata sulla lingua albanese di Demetrio Camarda. In Camarda(1864)(cfr.Camaj 1984; Guzzetta 1984) l’asseto comparativo, confermato dalla conoscenza della letteratura tedesca (Bopp, Shleicher, Curtius) si piega alle esigenze di uno schema precostruito, cioè la dimostrazione di un rapporto di parentela fra greco e albanese sia attraverso la comparazione grammaticale, sia in particolare, attraverso la ricostruzione etimologica.
Tratto dal libro "Firenze e la lingua italiana"
Link versione albanese: Idealet kombëtare dhe linguistika: rindërtimi i gjuhës shqipe
Forti implicazioni ideologiche affiorano anche negli scritti degli studiosi italo albanesi dell’Ottocento, nei quali gli ideali nazionali influenzano in maniera decisiva la trattazione e l’interpretazione dei fatti linguistici. Infatti essi mirano a attribuire un’identità storico-linguistica all’albanese, a dimostrare l’originaria indipendenza e nobiltà e a stabilire attraverso le prove linguistiche l’autoctonia e l’antichità della lingua e quindi del popolo albanese. Anche una questione di ordine pratico come quella della scelta della grafia è funzionale alle esigenze di una politica linguistica nazionale. Gli autori arbëreshë continuano ad utilizzare metodi di analisi e teorie che appartengono alla tradizione illuminista, come il rapporto fra genio della lingua e genio della nazione e alla tradizione vichiana. Ad esempio in Dorsa (1862) (cfr. Solano 1975) i richiami alla letteratura scientifica sull’albanese (sono citati Hahn, Bopp, Fallemayer, Stier) si combinano appunto con l’eredità di Vico e degli autori settecenteschi.
[…] far risaltare l’antichità antiomerica dell’idioma albanese, mettendolo in comparazione col greco e latino primitivi. Le autorità dei dotti e in special modo di Malte-Brun, Court de Gèbelin, Mazocchi, ci guideranno per seguire alcun altro punto di affinità con gli altri idiomi indeuropei, e anche semitici derivati pure in origine da una madre comune. Seguiremo lo svolgimento delle parole guidati dalle stesse leggi onde si svolgono le idee, e invocando da maestro il Vico […] forse ci sarà dato di tracciare in qualche modo una storia ideale della lingua albanese […] (pp.8-10)
La pressione delle idealità nazionali e l’illustrazione di una specificità linguistica e culturale è preminente in Sugli albanesi. Ricerche e pensieri e in Studi etimologici della lingua albanese di Dorsa (Dorsa 1847 e 1862). La grande incertezza metodologica e l’anacronismo di procedure etimologiche di stampo vichiano e gèbeliniano lasciano emergere un intento di natura culturale e politica coerente con gli ideali romantici coevi. Riprendendo la teoria per cui l’albanese continuerebbe la lingua pelasgica, la Dorsa cerca comunque di provare un legame genealogico particolare dell’albanese col greco antico e le lingue italiche. Anche altri autori italo albanesi sostennero questa connessione, e in particolare De Rada (De Rada 1893). D’altra parte l’idea che la lingua pelasgica fosse una sorta si sostrato di delle antiche lingue della Grecia e dell’Italia e che fosse il collegamento con il persiano era diffusa nella linguistica pre-ascoliana, e compare ad esempio anche in Cattaneo (1841). Una stessa impostazione caratterizza nel complesso il Saggio di grammatologia comparata sulla lingua albanese di Demetrio Camarda. In Camarda(1864)(cfr.Camaj 1984; Guzzetta 1984) l’asseto comparativo, confermato dalla conoscenza della letteratura tedesca (Bopp, Shleicher, Curtius) si piega alle esigenze di uno schema precostruito, cioè la dimostrazione di un rapporto di parentela fra greco e albanese sia attraverso la comparazione grammaticale, sia in particolare, attraverso la ricostruzione etimologica.
Tratto dal libro "Firenze e la lingua italiana"
Link versione albanese: Idealet kombëtare dhe linguistika: rindërtimi i gjuhës shqipe
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