Tesori dell'Albania [1]

Sergio Rinaldi Tufi

Gli splendidi oggetti che vediamo qui, conservati nel Museo di Tirana, non servono soltanto a richiamare l'attenzione sulle antichità di un Paese che (dopo le grandi trasformazioni verificatesi di recente in altre aree dell’Europa orientale) a anch'esso ora in movimento; ne hanno il semplice scopo (che peraltro non sarebbe certo trascurabile) di appagare l'occhio del lettore. Essi possono contribuire, infatti, al dibattito in corso su un problema di notevole importanza: quello della remota presenza greca sulle coste orientali dell'Adriatico.

Coppia di orecchini semilunati in oro, di tipo bizantino, da Kruja. VII sec. d.C. 

Su questo e su altri temi, gli studiosi albanesi hanno avuto, negli ultimi anni, frequenti occasioni di contatto con colleghi “occidentali”, soprattutto italiani, francesi e tedeschi: importanti mostre si sono tenute a Roma e a Hildesheim; un affollato convegno si e svolto a Clermont-Ferrand; una grande mostra dedicata ai tesori archeologici dell'Albania lungo un arco di 7000 anni si è da poco conclusa a Monaco. In ben altre situazioni politiche, del resto, archeologi italiani avevano già scavato in Albania negli anni Venti. E la terra degli antichi Illiri. Precedute da altre culture che si susseguono a partire dal VI millennio a.C., e che appaiono già nel XVI secolo a.C. aperte alla penetrazione micenea (si sono rinvenuti in alcune tombe oggetti di chiara provenienza “egea”, le stirpi illiriche appaiono saldamente insediate con particolare evidenza nei secoli VII-V a.C. - in larghe aree corrispondenti non solo all'attua-le Albania, ma anche alla Iugoslavia costiera meridionale. Le loro aristocrazie guerriere hanno costruito poderose fortezze e grandi tumuli, come quello della località di Belshi, nella valle del fiume Mati, in cui vengono operate più deposizioni fra VI e IV secolo a.C.

Statuina in bronzo di fanciulla con peplo, da Apollonia. 460-450 a.C. 

Il corredo è ricchissimo: armi, gioielli, vasellame bronzeo, ceramica figurata; accanto a opere di produzione locale, come l'elmo detto appunto “illirico” (un tipo ben noto nell'antichità), vi si sono rinvenuti raffinati oggetti importati dalla Grecia: cosi un'armilla a fascia, decorata a sbalzo con punzonatura a palmette, oppure orecchini d'argento a navicella, con sfinge, eseguiti probabilmente in una citta ellenica dell'Italia meridionale, o ancora una fibula ad arco, in argento, databile al IV secolo a.C.
Particolare di statuetta in bronzo rappresentante Zeus Dodoneo (venerato nel santuario di Dodona in Epiro), nell'atto di scagliare la folgore, da Apollonia. 480-470 a.C.

Anfora a figure rosse con scena di toeletta, da Dyrrhachion (odierna Durazzo). IV sec. a.C. 


Pregevoli gioielli, del resto, provengono anche da altre località illiriche. Ma la presenza greca nella regione si manifesta anche in forme più rilevanti, e qui il problema si fa delicato. Alcuni studiosi, infatti, tendono a valorizzare gli aspetti “indigeni”, ravvisando inoltre una continuità etnica fra antichi Illiri e attuali Albanesi; e alcune manifestazioni di continuità indubbiamente esistono, per esempio sotto l'aspetto linguistico, anche se l'antico idioma illirico ci è noto assai parzialmente. Altri studiosi sottolineano la rilevanza degli influssi greci.

 Applique in bronzo con Vittoria alata nel motivo arcaico della “corsa in ginocchio”, da Apollonia. VI sec. a.C. 


Statuetta in bronzo di giovane nudo. IV sec. a.C.

A partire dal tardo VII secolo a.C., giunsero in quest'area coloni dall'Eubea, da Corinto, da Corcira, fondando sulla costa citta come Apollonia, Dyrrhachion, Buthroton, la cui fioritura si prolungo fino in epoca classica ed ellenistica, ed anche, successivamente, in età imperiale romana. Ne restano importanti monumenti: templi, teatri (Buthroton), abitazioni decorate da mosaici (Dyrrhachion), necropoli (tumuli di Apollonia). Queste citta contribuiscono sicuramente a diffondere il fenomeno dell'urbanizzazione presso gli Illiri stessi, con insediamenti assai interessanti (anche se i nomi non so-no forse noti a tutti), dotati di monumenti non trascurabili: stadio ad Amantia, portico a Dimala, teatro a Byllis, cinta con porte a Lissos.

Braccialetti in argento a fascia, decorati a sbalzo, con punzonature a palmetta, da Belshi (Elbasani). IV sec. a.C. 


Anello in oro con gemma incisa, da Laci (Kruja). I-II sec. d.C.In basso: busto in terracotta di Afrodite Pandemos, da Seferani (Elbasani). III sec. a.C.


Notevolissime nelle città greche di Illiria sono anche le testimonianze relative alle arti figurative, a partire da alcuni bronzi e bronzetti. Si data al 480-470 a.C. una statuina (rinvenuta ad Apollonia) di Zeus Dodoneo, del tipo venerato cioè nel celebre santuario di Dodona, nel non lontano Epiro: con il braccio sinistro proteso in avanti, è colto nell'attimo di scagliare con il destro la folgore (oggi perduta). Si tratta di un dono votivo che riprende, sia pure con qualche impaccio, iconografie classiche.

Statuetta in bronzo di sileno danzante, da Irmaj (Gramshi). III sec. a.C.


Busto in terracotta di Afrodite Pandemos, da Seferani (Elbasani). III sec. a.C.


Più indietro nel tempo (VI secolo a.C.) risalgono (provenienti pure da Apollonia) un lanciatore di giavellotto, caratterizzato però da un senso del movimento che per quell'epoca a da considerarsi insolito, e un’applique con Nike (personificazione alata della Vittoria), che presenta il motivo arcaico della “corsa in ginocchio”. Pure in bronzo (ma rispondente a schemi iconografici più recenti) a un Erote (amorino) su delfino, rinvenuto a Dyrrhachion.

La tradizione di alto artigianato introdotta dai Greci, di cui abbiamo visto finora esempi the si distribuiscono fra l’età arcaica e quella ellenistica, non si interrompe in epoca romana ed è testimoniata ancora in periodo bizantino. Per la fase romana ne è esempio questa statuina in bronzo di Erote con delfino, da Dyrrhachion. I sec. d.C..

Sono da considerarsi autentici capolavori alcune sculture in terracotta, come una testa femminile di Dyrrhachion, databile al 580-570 a.C., che forse faceva parte di una decorazione architettonica, e che è stata eseguita ad opera (o almeno sotto l'influsso) di artisti di Corinto, citta che gioca un ruolo di primo piano nella fondazione delle più antiche colonie in Illiria.

Coppia di fibule ad arco in argento, da Belshi (Elbasani). IV sec. a.C.


Busto raffigurante Kore di ispirazione corinzia in terracotta policroma, da Apollonia. VI sec. a.C. 


Ugualmente interessanti - e alquanto numerose - sono le testimonianze della produzione ceramica: possiamo ricordare un'anfora a figure rosse proveniente da Dyrrhachion, con scene di toeletta; e un vaso per cosmetici (seconda meta del IV secolo a.C.) eseguito in Italia meridionale, e più precisamente in Apulia. Qui c’è da registrare un'interessante ipotesi: vista l'abbondanza di vasi greci e magnogreci, non è da escludere che botteghe di ceramisti attici e apuli avessero aperto - come si suol dire - delle “succursali” nelle più importanti città della costa.

[1] Archeo numero 69. Novembre 1990. 
Tutti gli oggetti qui riprodotti provengono dall'Albania e sono conservati nel Museo Archeologico diTirana. 

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