Gli Italo - Albanesi di Sicilia

In Sicilia, fin dal XV secolo, è presente una diaspora di lingua albanese proveniente dalla penisola balcanica, radicata nei comuni del territorio palermitano di Piana degli Albanesi, Contessa Entellina, Mezzojuso, Palazzo Adriano e S. Cristina Gela, oggi conta più di 20.000 arbëresh della parrocchia di S. Niccolò dei Greci alla Martorana nel capoluogo siciliano.
Riunita nel 1937 in autonoma Eparchia (diocesi), tale etnia albanese rappresenta una vera isola alloglotta, capace di catturare l’attenzione del turista e l’interesse dello studioso.
Inseriti nel contesto sociale, culturale ed economico della Sicilia, loro patria di adozione, gli esuli albanesi sono diventati siciliani e sono rimasti albanesi nella loro lingua, nei loro usi e costumi, ma soprattutto nella loro tradizione religiosa greco-bizantina, che si trasmettono gelosamente tra le generazioni. Gli arbëresh di Sicilia, hanno conservato tradizionalmente viva la coscienza di costruire intorno al Vescovo dell’Eparchia, da loro riconosciuto come capo carismatico, contemporaneamente un popolo ed una Chiesa, nazionale e locale, stabilita sul suolo italiano ma confortata ad Oriente dalla conosciuta ed amata esistenza di una lunga e gloriosa storia comune e di una immensa ed antica famiglia.
Costume femminile Siculo - Albanese

La loro Chiesa etnica, totalmente bizantina nella Gerarchia sacra e nel culto, innestata sul territorio della Chiesa latina di Occidente, anche se con difficoltà risorgenti ma senza mai tradire la propria peculiare caratteristica ecclesiale orientale, recupera oggi sempre maggiore consapevolezza nel vivere non solo per perpetuarsi, ma per essere chiamata a svolgere una vitale funzione di testimonianza e di ricordi, utili per promuovere quei contatti a favorire di quelle conoscenze capaci di predisporre un equilibrio condiviso nella piena comunione tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse.

Java e Madhe

Diritti della “Santa e Grande Settimana”, quella che precede immediatamente la Pasqua, o - come la chiamano gli Italo-Albanesi - della “Java e Madhe”, si svolgono nell’armonia tipica dell’Oriente bizantino. Le solenni liturgie vengono celebrate tra il profumo degli incensi, sotto lo sguardo “meravigliato” delle sublimi icone, antiche e moderne, ma quasi tutte ispirate all’arte bizantina cretese, che numerose adornano le loro chiese. Non mancano cori di giovani e di donne che, indossati fastosi costumi di seta finemente ricamati in oro accompagnano, con note melodiose tipiche dei territori della penisola balcanica da cui provengono, i loro solenni riti pasquali.
Per cui, partecipare alle cerimonie della loro “Java e Madhe”, oltre a riproporre alla memoria la presenza bizantina che ha caratterizzato un millennio di vita spirituale e culturale della Sicilia, e lo stesso che starle come oggi si svolgono nei Paesi dell’Oriente cristiano.

Pasqua nella tradizione di Piana degli Albanesi

La rievocazione della Pasqua nel tradizionale rito bizantino è tipica di Piana degli Albanesi, la più importante tra le colonie fondate dagli albanesi nel secolo XV.
La cerimonia liturgica in lingua greca, valida ai fini dell’osservanza dell’obbligo della S. Messa, viene celebrata, con i sontuosi paramenti in oro e argento, dal Vescovo e dai Sacerdoti dell’Eparchia nella Cattedrale di S. Demetrio; particolare interesse presentano i canti tradizionali, nostalgici ma solenni, che si ricollegano alla tradizione bizantina ancora in auge nel Patriarcato di Costantinopoli.
Donne albanesi nel loro caratteristico costume.

Al termine del sacro rito il gruppo delle donne del luogo, nei costumi del XV secolo, nei quali rivive lo splendore degli abiti di gala dell’ antica corte di Bisanzio, Kastrioti sfila per il corso dove, nella piazza antistante la chiesa dell’Odigitria, ha luogo la cerimonia della benedizione delle simboliche uova rosse.

Contessa Entellina le funzioni pasquali

Contessa Entellina è un paese nella Valle del Belice, al centro della Sicilia Occidentale, fondato nel 1450 da soldati albanesi; la gente conserva ancora lingua e tradizioni albanesi e molti seguono il rito greco-bizantino pur essendo tutti cattolici.
A Contessa si possono notare anche vestigia di storia antica ed arte: Rocca Entella (antica città fondata dagli Elimi, un popolo preistorico), Castello Caltamauro (fondato dai Saraceni) e l’Abbazia di S. Maria del Bosco (costruito su progetto del Vanvitelli).
In occasione delle festività pasquali le tre parrocchie locali, organizzano insieme le Finzioni di Pasqua, rappresentazione teatrale della Morte e Resurrezione di Cristo.
Alla fine del Medio Evo sorse in tutta Europa uno spirito cristiano che portò a rappresentare la Bibbia in analogia con la festività religiosa (per esempio i Mistery Plays inglesi).
Queste tradizioni continuano ancora oggi in Sicilia (i Misteri di Trapani o le Finzioni di Contessa).
I Misteri (un termine che fa pensare anche a Mestieri) vengono interpretati mediante una sfilata di carri con statue che rappresentano episodi biblici, le Finzioni o anche Funzioni sono un’opera teatrale che rappresenta la Morte di Cristo. Sono chiamate in questo modo perché rappresentano la finzione della realtà che ebbe luogo 20 secoli fa e che ancora oggi hanno luogo allo stesso orario con la funzione sacra in chiesa.
Il processo di Cristo davanti a Pilato

I protagonisti che rappresentano i personaggi fanno parte della gente comune che per l’occasione mette da parte il ruolo quotidiano svolto nella società per impersonare Cristo, soldati, preti ecc. Tempo fa l’accostamento fra attori e personaggi teneva conto della professione svolta da ciascuno di essi, oggi viene considerata esclusivamente la capacità di recitazione dei singoli attori. Attualmente la Morte di Cristo si rappresenta nella versione de Il riscatto di Adamo , un’opera di Filippo Orioles scritta nel 1750.


Rivista ciao Sicilia what's on... Aprile 1987

0 Commenti