Diario di cronache albanesi

14 novembre 1944

La liberazione di Durazzo, avvenuta il 14 novembre 1944, costituisce un evento di notevole rilevanza nella storia dell’Albania e, più in generale, nei contesti resistenziali dei Balcani durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo episodio rappresentò non soltanto la liberazione dalla morsa nazista, che aveva soggiogato il paese con una brutale occupazione, ma anche un simbolo di rinascita e di volontà popolare. La data segna una svolta cruciale: da un lato, poneva fine alla presenza tedesca sul territorio albanese; dall’altro, apriva un nuovo capitolo per il futuro politico e sociale della nazione, che dopo anni di sottomissione vedeva avvicinarsi il sogno di un’Albania indipendente e autodeterminata.


Monumento ai Martiri della Liberazione a Durazzo
Questo monumento a Durazzo, con l'iscrizione "Lavdi Dëshmorëve" ("Gloria ai Martiri"), onora i combattenti albanesi caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. Il sito celebra il sacrificio di chi ha lottato per la libertà, rappresentando un simbolo di patriottismo e resistenza per l’intera nazione.

Contesto storico e clima di tensione
Per comprendere appieno il significato della liberazione di Durazzo, è necessario collocare l’evento nel quadro più ampio degli sviluppi bellici e delle tensioni sociali del tempo. A partire dal settembre 1943, con la firma dell'armistizio tra l’Italia e gli Alleati, l'Albania si ritrovò rapidamente sotto il controllo delle forze tedesche. La resa italiana determinò un profondo cambiamento nella gestione dell’occupazione, e i tedeschi presero il controllo di punti strategici cruciali, consapevoli della vulnerabilità geografica dell’Albania che, con il suo lungo tratto costiero sull'Adriatico, rappresentava un nodo di comunicazione fondamentale tra l’Europa e i fronti balcanici e mediterranei.
La presa tedesca sul paese fu contrassegnata da una politica repressiva e violenta che mirava a soffocare ogni tentativo di ribellione, in un contesto in cui la popolazione albanese stava già soffrendo privazioni economiche e sociali. Il movimento di resistenza albanese, organizzato attorno al Movimento di Liberazione Nazionale (Lëvizja Nacional-Çlirimtare), rafforzò le sue operazioni, diventando sempre più strutturato e coordinato. Tale movimento, supportato anche da cellule partigiane sparse sul territorio e guidato da una leadership determinata, organizzò azioni mirate a destabilizzare le forze occupanti e colpire i punti nevralgici dei nazisti, tra cui le infrastrutture di trasporto e comunicazione. Il sostegno della popolazione locale fu essenziale per il successo delle operazioni, con migliaia di civili che fornirono supporto logistico, informazioni e risorse ai partigiani.


La liberazione di Durazzo: un evento strategico
Durazzo, per la sua posizione e il suo ruolo economico, era uno dei principali porti dell’Albania e costituiva un obiettivo di grande importanza strategica. Il controllo del porto rappresentava un vantaggio tattico per le forze naziste, che vi trovavano un punto di appoggio per i rifornimenti militari e per il movimento delle truppe. Con il progressivo avanzamento dei partigiani albanesi e il consolidamento delle loro posizioni, la liberazione della città divenne una priorità. La conquista di Durazzo significava privare l'esercito tedesco di una risorsa logistica fondamentale e aprire la strada verso la capitale, Tirana, che sarebbe stata liberata solo pochi giorni dopo, il 17 novembre 1944.
Le operazioni di liberazione, condotte con tenacia e determinazione dai partigiani, culminarono in una vittoria che rappresentò un colpo mortale per la presenza nazista nel paese. La presa della città implicava un cambio di equilibri che segnava la fase finale dell'occupazione, e che avrebbe accelerato la liberazione del resto del territorio nazionale. Questo trionfo non fu solo il risultato di una strategia militare ben pianificata, ma anche il frutto dell’incessante collaborazione tra diverse fazioni della resistenza, che, mettendo da parte le differenze politiche, trovarono nella lotta per la liberazione un obiettivo comune.


Il contributo del Battaglione "Antonio Gramsci"
Uno dei protagonisti indiscussi della liberazione di Durazzo fu il Battaglione "Antonio Gramsci", formato da ex soldati italiani che, in seguito all'armistizio del 1943, decisero di unirsi alla lotta partigiana albanese anziché tornare in Italia. Il battaglione, composto da uomini che avevano subito il tradimento dei propri superiori e che avevano vissuto in prima persona le dure condizioni della guerra e dell’occupazione, vide nella lotta di liberazione albanese un modo per riscattarsi e per combattere contro l'oppressione fascista e nazista. Questa unità, che prese il nome del filosofo e politico italiano Antonio Gramsci come omaggio alla sua lotta contro il fascismo, si distinse per il suo coraggio e la sua determinazione, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione dei partigiani albanesi e della popolazione locale.
I membri del battaglione Gramsci parteciparono attivamente a numerose operazioni, e a Durazzo svolsero un ruolo cruciale per la riuscita della liberazione della città. La loro presenza testimoniava un’alleanza e una solidarietà internazionali, che andavano oltre i confini nazionali e che rappresentavano un segnale importante per una popolazione che, nonostante anni di sottomissione e sofferenza, si trovava finalmente a vedere una possibilità di libertà.
Le implicazioni della liberazione di Durazzo
La liberazione di Durazzo ebbe un significato profondo, non solo per l'Albania ma anche per il contesto geopolitico dei Balcani. Questo evento rappresentava il simbolo della determinazione del popolo albanese e del successo della resistenza contro una potenza militarmente superiore. L’evento ebbe anche ripercussioni nel rafforzare lo spirito nazionalista, consolidando l’identità albanese in un momento in cui il paese si preparava a intraprendere il proprio percorso verso la ricostruzione e l’autodeterminazione.
La liberazione della città portuale, inoltre, contribuì a far emergere una coscienza collettiva riguardo all'importanza della sovranità nazionale e della libertà dall'influenza straniera, ideali che si sarebbero radicati profondamente nella mentalità e nella cultura albanese dei decenni successivi. L'eco dell'evento risuonò anche nei paesi vicini, dove altri movimenti di resistenza trassero ispirazione dalla lotta degli albanesi, vedendola come un esempio di come una piccola nazione potesse resistere e, infine, trionfare di fronte a un'occupazione spietata.
Questa vittoria non fu solo una conquista territoriale ma anche un’importante affermazione di dignità e identità nazionale. Dopo secoli di dominazione ottomana, seguiti dalle imposizioni delle potenze straniere durante le guerre mondiali, l'Albania si trovava finalmente in una posizione che le permetteva di scegliere il proprio destino. La liberazione di Durazzo divenne quindi un simbolo non solo della lotta contro l'invasore, ma anche della possibilità di un’Albania sovrana, libera di costruire una società fondata sui propri valori e interessi.


Fonti e bibliografia

1. "Il battaglione 'Gramsci'. I soldati italiani nella lotta antinazifascista in Albania" (ilpensieromediterraneo.it)

2. "Quell’oltraggio in patria agli eroi del Battaglione Gramsci" (patriaindipendente.it)

3. Antonella Fiorio, Quando un’idea resiste alla distruzione. Storia del Battaglione "Antonio Gramsci" in Albania 1943-1944, (istitutodelnastroazzurro.org)



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